domenica 15 giugno 2008

Insegnanti capaci



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Il tuo lavoro dice solo ciò che fai,
“come lavori” dice ciò che sei
(Marco Paolini)

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Qualche sera fa, mentre parlavo di formazione con un’amica, mi è tornata alla mente la considerazione del comico Alessandro Bergonzoni, sulla necessità di essere delle persone “capaci”: inteso non solo come “in grado di fare bene qualcosa”; ma anche come “grandi contenitori, recipienti capienti”.

La parola “capace” deriva dal latino CAPERE = prendere, comprendere, capire (fonte: vocabolario Zingarelli).
E da qualche tempo il suo suono mi torna spesso alla mente, perché i suoi due significati mi piacciono e sintetizzano bene le caratteristiche che dovrebbe avere un insegnante.

Nel primo significato, quello più immediato da considerare, l’aggettivo “capace” ci dice che un’insegnante deve saper fare bene il suo lavoro, deve padroneggiare la “tecnica” dell’insegnamento. Questo significato fa riferimento all’insegnamento come mestiere, come insieme di abilità che si acquisiscono in parte studiando e in parte facendo pratica.
E’ cio’ che tutti ci aspettiamo da un insegnante, ma anche da chiunque faccia qualsiasi altro mestiere: che sia semplicemente “capace” di farlo.

Il secondo significato però mi sembra molto più suggestivo, perché invece di dare una risposta (cioè spiegare cosa deve saper fare un insegnante) porta con sé una domanda: l’insegnate “capace”, inteso come “contenitore capiente”, cosa deve essere in grado di contenere? A cosa deve lasciare spazio?

Azzardo qualche risposta.

Deve lasciare spazio a idee nuove, scoperte improvvise o intuizioni originali. Avere spazio è fondamentale per far lavorare la creatività e la fantasia, altrimenti dove si mettono i frutti di queste capacità (e sottolineo la parola “capacità”, che ha la stessa radice di “capace”)?

E poi un insegnante dovrebbe poter accogliere e contenere le emozioni di chi ha davanti, la loro voglia di imparare, la paura di non essere all’altezza, l’entusiasmo per ciò che è nuovo, la noia per ciò che sentono come vecchio o inutile, la delusione per gli insuccessi, la gioia per i traguardi raggiunti e la fatica che ciascuno fa per sforzarsi di essere unico e importante.

Questo secondo significato secondo me fa la differenza fra un insegnante che sa semplicemente fare il suo mestiere e l’insegnante che in qualche modo ricordiamo come un po’ speciale. Ne abbiamo avuto tutti uno, vero? Che sapeva trasmetterci le cose in modo speciale, che capiva subito l’umore della classe e sapeva conquistarci.
Era un insegnante bravo? No, non era solo bravo. Era capace!

Imparafacile Runo

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