sabato 19 luglio 2008

2.0, un numero per il web e per l'e-learning

Riporto di seguito alcune delle considerazioni esposte al seminario di giovedì 17 sull'utilizzo degli strumenti del web 2.0 per la formazione.

Si tratta naturalmente di un riassunto, nel quale è impossibile riportare la quantità di sollecitazioni e contributi arrivati dalla partecipazione (molto) attiva delle persone presenti.

E poi non vorrei viziare i miei lettori: se riporto sempre tutto, corro il rischio che nessuno venga più agli eventi che organizzo :-)
Alla fine del post ci sono comunque i link alle belle foto realizzate da Eleonora Porta e, per i più coraggiosi, anche il video completo della serata, ripreso da Giocalo Maximus.

Infine ringrazio tutti quelli che hanno partecipando, rinunciando ad una fresca passeggiata serale o a parte della propria vacanza pur di esserci.

Buona lettura a tutti.

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LA DIVERSITA'

Second me la diversità di comportamento nella ricerca delle informazioni è uno degli elementi su cui si gioca il successo degli strumenti web 2.0

Se chiedete a persone diverse di informarsi su un argomento qualsiasi, queste sicuramente seguiranno percorsi diversi. Durante la serata di ieri, dopo aver invitato i partecipanti a informarsi sulla guerra dei 100 anni (argomento scelto a caso...), quando ho chiesto quali percorsi avessero seguito ci sono state risposte di questo tipo:

> sbas Writer: google guerra dei cento anni wikipedia
> Giuseppe Zapatero: http://www.bluedragon.it/medioevo/guerra_dei_centanni.htm, escludo le banali, tipo wiki
> Mexi Lane: wiki è spesso inaffidabile, io cerco prefiribilmente saggi o tesi
> Titty Thor: link di wikipedia
> Eleonora Porta: autorevolezza, pertinenza,....ad esempio i puno ORG ,i PDF....e WIKI

Questa diversità di comportamento non stupisce, dato che al momento in cui si vuole approfondire un tema, ognuno sceglie a seconda di fattori più o meno importanti, come:
> il livello di conoscenza che si ha dell’argomento
> i diversi livelli di motivazione
> la diversa predisposizione a partecipare
> i diversi stili di apprendimento
e decine di altri fattori.

E’ facile notare quindi che il web 2.0 risponde in modo egregio a queste diversità. Ognuno trova nel world wide web ciò che vuole, e lo trova nel modo più adatto a seconda del proprio carattere, contesto, motivazione, stile di apprendimento ecc

APPRENDIMENTO FORMALE O INFORMALE?

Questa diversità, che facilità così tanto chi vuole informarsi, mette però in difficoltà chi deve progettare/gestire un corso di formazione.
Il web è perfettoper un tipo informale di apprendimento, mentre docenti e insegnanti sembrano aver bisogno costantemente di strutturare il più possibile i propri corsi:
> abituati al controllo totale sul percorso da fornire, come possono rinunciarci?
> come potrebbero organizzare il lavoro, senza uno schema, una via da seguire?
> come potrebbero definire degli obiettivi e trovare il modo di misurare il loro ragiungimento?

Se dovessimo fermarci ad una visione superficiale, sarebbe chiaro che il modo informale di procedere facilita chi vuole apprendere, ma complica la vita agli operatori della formazione.

A proposito di formale e informale, sta prendendo piede una tripartizione che mi lascia perplesso, secondo cui la formazione potrebbe essere formale, non formale e informale, con queste caratteristiche:



FORMALE STRUTTURATO / FORMALE CERTIFICATO

A parte la prima impressione, secondo cui “informale” e “non formale” mi sembrano sostanzialmente due sinonimi, si tende a dare a questi aggettivi dei valori diversi a seconda delle situazioni:
1) in alcuni casi fanno riferimento al fatto alla maggiore o minore “strutturazione” di un corso: da una parte corsi progettati, organizzati, articolati in modo preciso (scuola, univesrsità ecc.), dall’altra la formazione incidentale, casuale della vita di tutti i giorni
2) in altri casi però gli stessi aggettivi fanno riferimento alla presenza o meno di un’istituzione che certifichi l’apprendimento.

Se mettiamo in relazione proprio questi due fattori - maggiore o minore struttura dei corsi, presenza o meno di una certificazione – ci si rende conto di come sia facile trovare esempi che prevedano diverse possibilità
- formazione strutturata e certificata
- formazione strutturata ma non certificata
- formazione non strutturate e non certificata
L’unica area ancora da riempire è quella in cui ci sia una formazione non strutturata, ma certificata.



E’ facile intuire che per un’istituzione scolastica di qualsiasi tipo non è possibile certificare una formazione totalmente informale, cioè quel tipo di formazione che si adatta così bene a stimolare, incuriosire, la maggior parte delle persone.

Quali soluzioni allora? Davvero non c’è scampo per alla monotonia delle lezioni tradizionali, strutturate, ordinate… noiose?
Come unire l’ esigenza di percorsi strutturati - necessari per poter fornire una certificazione - con le caratteristiche dell’apprendimento informale, che trova proprio nel web 2.0 straordinare opportunità di sviluppo?

IL BLENDED, ANCORA LUI...

Ancora una volta sembra che la soluzione migliore possa venire dalla capacità di integrare diversi strumenti didattici, includendo fra le novità anche tutti quelli offerti dal world wide web.

Sotto questo punto di vista è certamente coraggioso il progetto
CEK-Lab, che accanto alla formazione d’aula, strutturata, ha deciso di mettere a disposizione anche un ambiente più informale di apprendimento, ricorrendo a strumenti come il wiki, linkedin, podcasting, ning, youtube, Flickr/), la piattaforma LMS docebo (http://elearning.stoa.it/doceboLms/), e un archivio open access di documenti digitali

Da quel che abbiamo detto all’inizio e dallo studio di un progetto ricco e complesso come quello di CEK-lab, possiamo trarre alcune considerazioni:

1) l’apprendimento informale (inteso come attività non strutturato) non potrà mai sostituire completamente nelle istituzioni scolastiche quello formale, dato che solo quest’ultimo può essere in qualche modo certificato
2) è possibile prevedere un mix di percorsi formali (da seguire obbligatoriamente) e informali (con libertà di scelta sull'utilizzo)
3) perché questo mix funzioni è necessario che tutto il percorso sia progettato con molta più attenzione: dalla definizione degli obiettivi alle modalità di valutazione, dagli strumenti didattici alle modalità di lavoro. Anche se può sembrare un paradosso, per lasciare più libertà agli allievi, il percorso formativo deve essere molto più strutturato
4) per quanto siano numerosi o innovativi gli strumenti che si decide di mettere in campo, alla fine sarà sempre il progettista della formazione (il docente, il formatore o chi per lui) a determinarne il successo di un corso di formazione

Imparafacile Runo

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>> per vedere le foto della serata, realizzate da Eleonora Porta,
clicca qui << >> per vedere il video della serata, realizzato da Gioacolo Maximus, clicca qui <<

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